Nono dono: la libertà da egoisticale a sacrificale.
Benedice i bambini. La benedizione dei piccoli:*) Benedetti i piccoli per la loro identità Trinitaria: la
Figliale scompare nella Paterna. La stabilisce con un
battesimo cresimato Paterno infernalizzato. Una identità
infernale nei grandi. Una paradisiaca nei piccoli, e
in più Trinitaria.
Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la libertà egoisticale,ed ecco uscir fuori la libertà sacrificale. Satana me l’ha rapita, il visuato Paterno me l’ha restituita,
il visualizzato Figliale me l’ha irrobustita, insegnandomi a
discipulare e chiamandomi a piccolare con un giogo spirituale.
Con esso chiama a piccolare.
I chiamati se li unisce coniugalmente. I coniugati se li
fonde concezionalmente. Ai concezionalizzati sono riservate
tutte le benedizioni divine. Di esse conosciamo già la
prima e la seconda che si sono espresse così:
1) Benedetti i piccoli bene accoglienti il Regno di Dio
quaggiù e sicuri rientranti nel Regno di Dio lassù.
2) Benedetti i piccoli per la loro perfetta identità con Gesù.
Tra piccolo e Gesù viene s stabilirsi non una sola somiglianza,
non una sola presenza, non una semplice unione,
ma una identità perfetta prodotta da una fusione concezionale.
Per questa identità Gesù ha potuto dire: ‘Chi accoglie
un piccolo come questi accoglie me’.
Il passaggio alla terza benedizione ci è dato dal seguito
delle parole riferite: eccola: ‘Chi accoglie un piccolo come
questo bambino accoglie me.
E chi accoglie me, non accoglie me, ma Colui che mi ha
mandato’. Benedetti i piccoli quindi per la loro perfetta
identità Trinitaria.
Dicendo prima: ‘accoglie me’, e dicendo poi: ‘non accoglie
me’, Gesù sembra quasi che parli senza pensare bene
a quello che dice, ma non appena se ne accorge della parola
uscita inavvertitamente se la rimangia correggendola e
poi rettificandola.
Quello che facciamo talora anche noi: diciamo; ce ne
accorgiamo, dell’errore, lo correggiamo e poi ci mettiamo
sulla strada giusta.
Ma a Gesù non succedono cose simili: è vero che chi accoglie
un piccolo accoglie Lui.
Ma Lui è il Figlio, e la sua identità Figliale col piccolo
deriva a Gesù da quella identità perfetta che il Padre realizza
coi piccoli.
La sua identità Figliale proviene direttamente da quella
Paterna. La sua è nella Paterna, la sua si immedesima in
quella Paterna, quasi come a scomparire.
Per questo Gesù si dice, poi immediatamente scompare
per affermare l’identità Paterna coi piccoli. Dalla Figliale
passiamo alla Paterna:
1) Il Padre per primo chiama la creatura a piccolare.
2) Se la unisce coniugalmente con un abbraccio Paterno
che non ha confronto con nessun altro.
3) Se la fonde concezionalmente e fissa per sempre la sua
identità perfetta con ogni singola umana creatura.
Non è una semplice somiglianza; quanto è pallida la
parola biblica: ‘Facciamo l’uomo a nostra immagine e
somiglianza’.
Non una semplice presenza, non una semplice unione,
ma una perfetta identificazione tra Padre e creatura.
Dico creatura e non il piccolo.
Il Padre vive nella creatura battezzata e cresimata al
Paterno in forma di concezione interpersonale e prontamente
infernalizzata.
Vive una vita sacrificale nel tentativo di chiamare la creatura
a piccolare.
L’identità fra il Padre e la creatura permane tale nella
duplice possibile maturazione.
1) O infernale: i grandi totalizzano la morte dell’amore
Paterno e il Padre rimane per sempre il loro inferno.
2) O paradisiaca: i piccoli totalizzano la vita dell’amore
Paterno e il Padre diventa la loro identità paradisiaca.
I piccoli Figliali coi Paterni danno la terza benedizione.
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