Decimo dono: la preghiera da egoisticale a sacrificale.
Dalla coscienza sacrificale a quella affettiva. L’affettivami dà vigilanza e prontezza sul mio sentire.
Mi dice di no al suo apparire.
Sono impegnato di continuo a rinnegarmi e suicidarmi.
Preghiera continua.
Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova.Tocca la preghiera del dire egoisticale ed ecco venir fuori
la preghiera del fare sacrificale.
Dalla prima passo alla seconda con tre nuove conoscenze
del male fisico: dono, segno, mezzo.
La conoscenza si fa convinta ed ecco pronta la coscienza
sacrificale. È questa che mi fa amare la preghiera sacrificale:
di qui la preghiera sacrificale affettiva.
È questa che me la fa praticare: preghiera sacrificale effettiva.
Il passaggio dalla preghiera sacrificale affettiva o
coscienziale, a quella effettiva o azionale è estremamente
facile. La descrizione del passaggio vuole una chiara
distinzione nella sacrificale effettiva.
Essa può essere degoisticale, beneficale, sacrificale vera e
propria. *) La degoisticale (mi tolgo l’egoisticità in azione) è preghiera
sacrificale di libera scelta.
Il visuato Paterno mi ha dato la conoscenza del meccanismo
automatico infernale che manda in azione il mio
amore egoisticale.
Esso si compone di un amore Paterno egoisticizzato e
istintivizzato, del suo Agente della morte Lui pure istintivizzato,
del mio spirito schiavizzato da ambedue. Il tutto
in unità funzionale.
Il meccanismo scatta ad ogni tocco. Tocchi prima esterni
e poi interni per le imago che mi si stampano dentro; tocchi
di cose o di persone, di parole e di azioni, e mi danno
nell’amore egoisticale un sentire immediato.
A ogni sentire il mio agire di presa se mi piace, di rigetto
se non mi piace.
A ogni agire segue spontaneamente il mio acconsentire. I
tre scatti: sentire, agire, acconsentire, si svolgono automaticamente.
Per i tre scatti ho pronta la coscienza sacrificale. Essa
volge sui tre scatti una duplice azione:
1) Mi fa attento a ogni comparsa di sentire
2) Mi fa pronto alla azione combinata: lo Pneuma con me,
e io con Lui.
C’è una proposta evangelica, quella della vigilanza. Gli
evangelisti l’hanno collegata al ritorno di Cristo; ma quel
futuro a me ora non interessa; io devo trattare il presente,
il futuro verrà da solo.
La spiritualità cristiana ha avvertito quella lontananza e
allora si è data una presenza e si è ricorsi allo stratagemma
del vivere alla presenza di Dio per non peccare.
Ma quella presenza di Dio è fuori; mentre il Padre mi si fa
nel sentire.
Per questo la mia attenzione o vigilanza è al mio sentire
egoisticale. I miei fratelli mi vengono a dire che hanno
ostinate distrazioni nella preghiera; ma quella, è del dire,
e del dire senza amore. Fa bene a morire quella preghiera.
La coscienza sacrificale non ammette distrazioni, se non
raramente. La mia attenzione è sempre, è tutta sul mio
sentire e non è che debba faticare molto né a guardare, né
a vedere. Quella coscienza ha un solo occhio magico cui
nulla sfugge.
E non è che faccia fatica a capire le minime sfasature del
sentire egoisticale.
L’inganno è sciolto e non riesce a rifarsi. La stessa
coscienza sacrificale che mi fa cogliere tutta la egoisticità
del mio sentire, ci mette prontamente in azione.
‘Ci’ mette: l’amore Paterno vissuto col suo Agente, l’amore
Figliale che col suo Agente scalpita per essere vissuto,
la mia intelligenza volitiva, entrano in azione simultanea:
il sentire lo aggredisco, lo abbatto, lo disfo e lo sciolgo:
non prendo, non elimino, non mi amo, non odio.
Con quella morte che mi do scatta la metamorfosi Paterna:
sciolta la sua morte ecco la vita dell’amore.
Il sentire può resistere sotto i colpi della mia negazione,
ma l’agire e il mio acconsentire non hanno spazio per
vivere, devono morire.
Il ‘no’ che mi dico a ogni sentire, lo indirizzo al Padre: No,
Padre, e che va in ripetizione continua, è la componente
essenziale della mia preghiera sacrificale di libera scelta.
Quel ‘no’ è un autentico suicidio alla mia egoisticità, è la
negazione di me stesso.
Io prego rinnegandomi, suicidandomi continuamente: è
questa la mia preghiera sacrificale e degoisticante, che la
coscienza sacrificale sceglie liberamente.
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