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Nono dono: la libertà da egoisticale a sacrificale.
Benedizioni per i piccoli.
*) Esaltati da Gesù nel giudizio finale. Racconto e verità
del Giudizio sono nell’A.T.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la libertà egoisticale
ed ecco uscir fuori la libertà sacrificale. Satana me
l’ha rapita, il visuato Paterno me l’ha restituita, il visualizzato
Figliale me l’ha irrobustita insegnandomi a discipulare,
chiamandomi a piccole con un giogo spirituale: il suo
spirito di amore sacrificale. I piccoli chiamati se li unisce,
se li fonde caricandoli di ogni benedizione. Cinque già le
conosciamo:
1) Benedetti i piccoli bene accoglienti il Regno di Dio
quaggiù, sicuri rientranti nel Regno di Dio lassù.
2) Benedetti i piccoli per la loro perfetta identità con Gesù.
3) Benedetti i piccoli per la loro perfetta identità con la
Trinità.
4) Benedetti i piccoli piccolanti quaggiù, grandeggianti lassù.
5) Benedetti i piccoli difficilmente scandalizzabili quaggiù.
Eccoci alla sesta e ultima benedizione:
Benedetti i piccoli idealmente presentati all’umanità intera
nella loro identità eterna con Lui. Proprio come apertura
all’ultima beatitudine leggiamo il vangelo a Mt. 25, 31- 46:
il Giudizio Universale. Il giudizio universale era già presente
nella religione ebraica e come racconto e come verità
profeticale. Basti ricordare il profeta Ezechiele che parla di
una umanità radunata nella valle di Goisafat per il suo giudizio
finale e universale. Ora Gesù prende racconto e verità
giudiziale, senza però voler minimamente garantire che si
svolgerà in quel modo e in quel luogo. Tant’è vero che lo
rinnova completamente introducendovi elementi nuovi.
1) Innanzitutto introduce se stesso sin dall’inizio della
descrizione: ‘Quando verrà il Figlio dell’uomo nella
sua gloria e tutti gli angeli con Lui, allora si siederà sul
trono della sua gloria’.
2) Poiché l’umanità verrà schierata in due file: i destrati e
i sinistrati, è possibile dare svolgimento a un duplice
dialogo: coi destrati prima e coi sinistrati poi.
Un dialogo vero e proprio basato su dei fatti concreti avvenuti
quaggiù, ai quali i due schieramenti hanno pronta la loro
risposta. Rinnovando il racconto Gesù non intende presentare
nel tempo un evento che avrebbe avuto il suo compimento
in apertura dell’eternità. Non pensate che quel giudizio
avverrà come Gesù lo ha anticipato. Eccone i motivi forti:
1) I buoni vi fanno una pessima figura. Non sanno che il
bene fatto ai fratelli lo hanno fatto a Gesù. Ignari. Noi lo
sappiamo già fin d’ora chi è che si identifica con Gesù.
Se sono salvi lo sono quindi per caso, l’hanno azzeccata,
non sapendo. Una salvezza banale e di nessun valore.
2) Pur sapendo non si sarebbero salvati col solo amore
beneficale. È un passaggio obbligato per chi lascia
l’amore egoisticale, ma guai se non ci sospinge
all’amore sacrificale.
3) Il Figlio dell’Uomo non potrà mai pronunciare quella
inesorabile condanna contro i dannati colpiti dalla sua
maledizione: già i malvagi sono essi pure ignari del
bene che non hanno fatto a Lui nei fratelli; inoltre, il
Figlio sa e vede chi maledirà con una condanna eterna
i malvagi: il Padre suo che accetta di lasciarsi fissare
dalla sua creatura nella eterna morte dell’amore.
Dunque, il giudizio non si svolgerà così. Allora ci dobbiamo
lasciare con una domanda: che cosa mai ci voleva dire
con un racconto che sicuramente non si svolgerà così?

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