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Decimo dono: la preghiera da egoisticale a sacrificale.
Gesù tocca il male fisico e lo rinnova. Tocca la morte e la
scioglie con la vita nuova. Non li tratta da nemici, ma da
amici e loro accettano il diventare un segno profeticale
che dice dell’altra guarigione e dell’altro scioglimento
ottenibili solo per via miracolosa.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera egoisticale
ed ecco uscir fuori la preghiera sacrificale. Fu proprio il
visuato Paterno a togliermi la preghiera egoisticale del dire
e a passarmi la preghiera sacrificale del fare. Del male fisico
mi ha fatto vedere tre cose invisibili al solo occhio umano: il
cosiddetto male fisico è dono squisitamente Paterno; è segno
marcatamente profeticale; è mezzo generosamente metamorfosale.
1) L’amore sacrificale mi libera la morte dalla schiavitù
egoisticale; allora cede la vita, trasformandosi in
meglio.
2) A sua volta la morte sacrificale mi scioglie la morte
dell’amore egoisticale.
3) La morte fisica, sacrificale, cambia volto, pur restando
morte. Ora è un dono, l’ultimo della vita; il dono è un
bene; il bene è buono: buona è la morte.
Da questo qualcuno potrebbe ricavare atteggiamenti
nuovi: non tocchiamo più il male fisico, lasciamolo scorrere
pacificamente fino alla morte finale. Se così facessero
tutti sarebbe il crollo di una professione: la medica, e la
chiusura di ogni attrezzatura ospedaliera e il fallimento di
ogni attività farmaceutica. Questo Dio non lo ha voluto.
Vuole la guarigione come segno di un’altra possibile guarigione
dalla malattia dell’amore. Con una differenza: le
possibilità di guarire da una malattia fisica percorrono una
via del tutto naturale, mentre la malattia dell’amore non ne
ha alcuna; può essere conseguita la guarigione per via che
è al di fuori della natura; una via supernaturale, una via
miracolosa. È la via percorsa dal Figlio nel guarire dal
male fisico. Il Figlio del Padre in carne umana getta sulla
scena palestinese una serie sterminata di azioni miracolose,
compiute su quello che si è fatto chiamare dono, bene,
buono: buona è la morte.
1) Tocca tutte le malattie fisiche. Facile farne un elenco stralciandolo
dalla narrazione evangelica. Le tocca e le rinnova.
2) Tocca finanche la morte fisica e la scioglie. Tocca le
malattie interagendo con la fede dell’ammalato: la tua
fede ti ha salvato. Tocca la morte senza interagire col
defunto e scioglie la morte. Guarisce, risuscita in modo
nuovo: in modo miracoloso. Non certo per instaurare
un modo più agile e sicuro di guarigione, magari per
superare il modo lento e malsicuro della medicina.
Con quel modo miracoloso voleva comporre un segno
pronto a parlare:
1) Con quel segno Gesù non dice che Lui è nemico e del
male e della morte fisica; se non fosse andato alla sua
allora dovremmo dire che Gesù ha vinto e male e morte
fisica come nemici nostri e suoi. Ma alla sua ci è andato,
in devoto silenzioso amore sacrificale, per farla
metamorfosare in meglio.
2) Quale doveva essere la parlata di quel segno? Ecco la
parlata di quel modo miracoloso: la guarigione e lo
scioglimento della morte dell’amore le può operare
solo Lui, ma in modo che per noi è miracoloso: perché
da noi soli non lo possiamo fare.
Infatti senza il suo spirito di amore sacrificale, non mi è
possibile né la guarigione né lo scioglimento della morte
dell’amore. Lui esigeva la fede dell’ammalato come segno
di quella cooperazione che qui non è indispensabile. Se io
non voglio, Lui non può fare.
Agli ammalati quei segni hanno parlato o hanno silenziato?
Non hanno parlato. Anelanti alla guarigione fisica, non
curanti della guarigione Pneumatica. Forse anche per questa
prova deludente i segni miracolosi sono nel Vangelo e
non si compiono nella vita.
Morte fisica è dono, è bene, è buona; si è lasciato rinnovare
per diventare segno profeticale.

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