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Decimo dono: da egoisticale a preghiera sacrificale.
Evoluzione della preghiera di liberazione.
1) Prima fiduciosa
2) Poi decisa
3) Quindi insistente
4) Poi esigente
5) Prima minacciosa e alla fin fine rovinosa: crolla un
edificio di fede.
Prima o poi la egoisticità di tale preghiera mostra la sua
fatalità.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera egoisticale
ed ecco uscir fuori la preghiera sacrificale. Ogni
preghiera nasce da una vita che viene a trovarsi nel bisogno
vitale. È nel bisogno materiale e spirituale che nasce
la preghiera di acquisizione, che per il giudizio del Figlio
è preghiera decisamente egoisticale. La presenza di un
male fisico o morale fa nascere una preghiera che ha un
andamento diverso: la preghiera di liberazione. Il morale
lo vinciamo con l’odio, ma il fisico non perdona facilmente
e non sempre lo si può vincere.
1) Un male fisico che viene a toccarmi l’amore egoisticale.
2) Il quale me lo fa sentire contro di me, anche se lo penso
castigo del peccato.
La preghiera di liberazione ha una sua evoluzione; ci
siamo affrettati a rintracciarla nel suo svolgimento ed ora
ne passiamo la descrizione:
1) La preghiera di liberazione nasce prontamente davanti a
qualsiasi male fisico che scoppia nella nostra vita o in
quella dei famigliari. Nasce al tepore di una tenue fiducia:
Gesù ha avuto pietà di una umanità ammalata e prontamente
l’ha sollevata dal suo male con portentosi miracoli;
ne può dunque avere anche per me. Così prende il via.
2) Proseguendo assume un atteggiamento sempre più
deciso. La crescente decisione la si attinge da una parola
evangelica spronante: ‘Cercate e troverete... Bussate
e vi sarà aperto... Chiedete e otterrete...’ senza domandarci
a quale oggetto di preghiera Gesù si volgeva.
3) La decisione di quel pregare rende la preghiera di liberazione
sempre più insistente, fino a rasentare la continuità
cronologica: si prega giorno e notte, sicuri di
darle una particolare efficacia. Non si pone attenzione
a un ammonimento contrario fatto da Gesù in questi
termini: pregando voi non dite molte parole come
fanno i pagani. Credono infatti di essere esauditi a
forza di parole. Il silenzio divino che si protrae nonostante
la preghiera prima fiduciosa, poi decisa e alla
fine insistente imprime ad essa una nuova evoluzione.
4) Da insistente si fa esigente: esigente in base al passato
vissuto. Si ricorda a Dio tutta una vita intensamente
religiosa, per scuoterlo dalla sua indolenza a soccorrere.
Il passato dà una forte accelerata al presente: si
accresce la presenza nella casa della chiesa. Si accendono
le candele davanti alla Madre. Non si pensa affatto
che una candela accesa rimprovera la mia assenza di
sacrificale. Si fanno celebrare Messe: non si pensa che
ancor di più la Messa denuda la mia egoisticità. Si
accrescono le offerte alla Chiesa; si partecipa a pellegrinaggi
mariani che più si prestano a esigere un esaudimento
alla nostra preghiera. Si punta a Luordes, a
Fatima, alla promettente Medjugorie.
5) Quando Dio non tiene conto neppure di queste reali esigenze
e permane nella inazione, allora la preghiera
assume un aspetto minaccioso. Se non mi ascolti, sono
pronto a gettare via tutto. La prontezza fa scattare il
crollo completo: la fiducia in Dio svanisce. La speranza
crolla. L’amore si trasforma in odio, la fede non dice
più nulla, se non di un Dio insensibile che manca di
qualsiasi palpito di Paternità, di un Dio che promette e
non mantiene, che si prende gioco dei suoi fedeli, di un
Dio che quindi non merita un minimo di attenzione.
Assistere al crollo totale di un intero edificio di fede cristiana
è uno spettacolo degno di commiserazione.
‘La mia famiglia è andata distrutta in una prova troppo
lunga e più nessuno ormai va alla Messa’. Fatale la preghiera
egoisticale.

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