Nono dono: la libertà da egoisticale a sacrificale. Le
benedizioni divine per i piccoli.*) Piccolanti quaggiù, grandeggianti lassù. A che si deve
una tale mutazione celeste? A una metamorfosi terrestre,
per cui con devoto silenzioso amore sacrificale il piccolo
aderisce docilmente alla volontà Paterna che è tutta
sacrificale.
Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova.Tocca la libertà egoisticale, ed ecco uscir fuori la libertà
sacrificale. Satana me l’ha rapita, il visuato Paterno me
l’ha restituita, il visualizzato Figliale me l’ha irrobustita, insegnandomi a discipulare, chiamandomi a piccolare con
un giogo spirituale: il suo spirito di amore sacrificale.
Con esso:
1) Chiama a piccolare
2) I chiamati se li unisce coniugalmente
3) I coniugati se li fonde concezionalmente
4) Ai concezionalizzati va la somma delle benedizioni
divine.
Dalla prima: Benedetti i piccoli bene accoglienti il Regno
di Dio quaggiù, sicuri rientranti nel Regno di Dio lassù.
Alla seconda: Benedetti i piccoli per la loro identità con
Gesù. Alla terza: Benedetti i piccoli per la loro perfetta
identità con la Trinità.
Alla quarta: Benedetti i piccoli piccolanti quaggiù, grandeggianti
lassù. Da dove viene una simile mutazione
sostanziale?
1) Non dalla vendetta divina
2) Non da una rivincita o rivalsa divina
3) Non da una compensazione divina.
Da che cosa allora? Dopo queste esclusioni ora andiamo al
cuore di una sì allettante mutazione: piccoli quaggiù e
grandi lassù.
Osserviamo attentamente il piccolare. Cosa fa il piccolo?
Il piccolo è uno che si vede il suo continuo fare istintivo
di amore di odio. Prontamente vi si getta sopra e se lo
toglie con una morte che si pratica liberamente rinnegandosi
qualsiasi piacere.
Volge così l’amore egoisticale in beneficale e si fa pronto
ad accettare l’azione di morte che giunge dal Padre tramite
i suoi fratelli, che agiscono da nemici, ma Lui li sente
un dono del Padre. Accetta l’odio dei suoi fratelli con
un’anima poderosa: con l’amore sacrificale che lo riveste
di profondo silenzio interiore ed esteriore; si sente agganciato
direttamente e solidamente al Padre. È posta lo spirito
di amore sacrificale che gli si è dato. È con quell’amore
che il piccolo coglie prontamente il volere Paterno e gli
si piega docilmente. Eccoci arrivati al cuore di quella
mutazione sostanziale: il piccolo è pronto a piccolare: con
devoto, silenzioso amore sacrificale. Di questi tre ingredienti
qual’è decisivo per lo scatto ambizioso?
1) Il silenzio è una qualità essenziale dell’amore sacrificale,
ma non è capace di tanto da solo.
2) L’amore sacrificale è la forza del mio piccolare, ma lo
potrei immaginare anche come una forza autonoma che
agisce da sola.
3) Occorre che l’amore sacrificale sia in congiunzione
diretta e cosciente col Padre.
Lo scatto della mutazione sostanziale viene operato dalla
mia devozione alla volontà sacrificale del Padre. Ogni mio
atto sacrificale esce fuori dal volere Paterno: sia quello di
necessità (morte fisica) come quello di libera scelta
(lasciarmi odiare). La volontà Paterna è volontà sacrificale
e solo la mia docile adesione ad essa può produrre lo
scatto della mutazione sostanziale. Vogliamo dare un
nome a quello scatto? Eccolo: è uno scatto metamorfosale.
È la mia metamorfosi.
Che tutto questo sia vero, ecco prontamente la conferma
evangelica: ‘Non chi dice: Signore, Signore, entrerà nel
Regno dei Cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è
nei cieli’. Duplice mia metamorfosi, l’una terrestre: piccolando
devoto al Padre trasformo in vita la morte dell’amore.
L’altro celeste: che scatterà al passaggio: piccolo quaggiù,
grande lassù. Quello che lo Pneuma ci ha detto lo sa
fare nei piccoli.
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